«Commento» di Mons. Domenico Jorio, Segretario della Sacra Congregazione dei Sacramenti, al Decreto «Quam singulari Christus amore» (1928)



<< Commentario del Card. Gennari

Nel 1928, diciotto anni dopo l’emanazione del Decreto “Quamsingulari”, durante il pontificato di S.S.Pio XI, il Cardinale Jorio, Segretario della Sacra Congregazione dei Sacramenti, torna sull’argomento dell’età della prima Comunione dei bambini con una lucida analisi per eliminare ogni ulteriore ostacolo all’attuazione del Decreto stesso («Il Decreto «Quam singulari» sull’età richiesta per la Prima Comunione» con Lettera introduttiva dell’Eminentissimo Sig. Card. Pietro Gasparri Segretario di Stato di S. Santità Pio XI. Breve Commento di Mons. Domenico Jorio Segretario della S. Congregazione dei Sacramenti .Roma, F. Pustet Editore Pontificio, 1928).
La lettera introduttiva del card. Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità Pio XI, testimonia l’interesse che i successori di San Pio X continuavano ad avere sull’argomento e testimonia altresì le opposizioni che alcuni presentarono al Decreto: “Ma quanto è difficile sradicare gli abusi! Il Decreto corresse dottrine, migliorò la prassi, ma finora non si è riusciti ad unificarla da per tutto alle prescrizioni del Decreto. Ben venga adunque una voce autorevole, quale è quella del Segretario della S. Congregazione della disciplina dei Sacramenti, che inculchi l’osservanza del Decreto, rimovendo dubbi e difficoltà, che il demonio va sollevando”.
Lo stesso Papa Pio XI, inviando come suo rappresentante al Congresso Eucaristico nazionale di Bologna nel 1927 l’Ecc.mo Cardinal Baggiani, “ebbe a manifestargli il proprio rammarico perché il Decreto della prima Comunione dei bambini non era ancora ovunque integralmente osservato: e l’autorizzò nel tempo stesso a dichiarare, nel detto Congresso, essere sua ferma intenzione e volontà che si desse a questo Decreto piena ed intera esecuzione.” Riportiamo alcuni brani del "Commento".

(...) Ragioni storiche e dottrinali del Decreto

1. - E’ noto che, fin dai primi albori della Chiesa, la Comunione, sia in Oriente che in Occidente, si dava anche ai lattanti, immediatamente dopo il battesimo, prima sotto le due specie, poi sotto la sola specie del vino, e ciò in forza del principio teologico che i sacramenti dei vivi aumentano la grazia ex opere operato in chi li riceve validamente e non vi pone ostacoli, come nei bambini, dopo il Battesimo e prima dell’uso della ragione. (…)
2. - Nella Chiesa Occidentale (…) alcuni dottori insegnarono arbitrariamente che per la prima Comunione si richiedeva una discrezione più perfetta o più evoluta, così si direbbe oggi, la quale non si ha, come la ordinaria, circa l’età di sette anni, ma ben più tardi. In tal modo, col diffondersi della dottrina di questi teologi, si venne introducendo nella Chiesa,l’abuso di rimandare la prima Comunione dei fanciulli ad età più avanzata, che andava dal decimo al duodecimo ed anche quartodecimo anno, sotto il pretesto che il fanciullo, prima di tale età, non poteva avere l’istruzione preparatoria necessaria. (…)
4. - Dobbiamo peraltro confessare che molti ed autorevoli dottori e teologi, come S.Tommaso d’Aquino, S.Antonino Vasquez, Ledesma citati dal Decreto ed altri, riconobbero il senso genuino che il canone del Concilio Lateranese IV aveva, e rettamente insegnarono che l’obbligo della Confessione e Comunione correva per i fanciulli dal momento in cui essi, per un tal quale uso di ragione, erano capaci di commettere il peccato. (…)
5. – (…) Pio X col Decreto «Quam singulari» dissipò le arbitrarie interpretazioni e molto più le assurdità di certi teologi in ordine al citato canone del Concilio Lateranese IV, e prescrisse l’osservanza dello stesso canone nel suo senso genuino, indicando chiaramente qual è l’età e quale l’istruzione preparatoria necessaria e sufficiente, perché il fanciullo possa e debba essere ammesso alla Mensa Eucaristica.
6. - Non vogliamo sollevar questioni sul valore di questo Decreto, ma è certo che con esso Pio X intese di parlare e parlò in materia dottrinale, oltrechè disciplinare, come maestro della Chiesa universale. Osserviamo soltanto che, con questo Decreto, si è rivoluzionata - ci si passi la parola - la disciplina la quale per un uso o meglio abuso inveterato, s’era introdotta nella Chiesa circa la prima Comunione dei bambini.
7. - Infatti, fino a Pio X, l’insegnamento catechistico integrale veniva dato ai fanciulli in apparecchio alla prima Comunione; Pio X invece, fissa all’inizio della ragione la prima Comunione, ed esige per ciò dai bambini quel minimo d’istruzione rudimentale di cui parleremo in seguito, facendo così della prima Comunione un apparecchio al catechismo integrale, cioè alla formazione intellettuale e morale della vita cristiana. Non v’è chi non veda quanto aiuto possa ricevere questa formazione dalla Comunione Eucaristica e quanta luce effonda l’istruzione catechistica nell’anima dei bambini, che dopo la prima Comunione continueranno, in conformità del Decreto, ad accostarsi alla sacra Mensa.
8. – (…) Nessuno vorrà negare che, nella società moderna, lo sviluppo della ragione nei piccoli sia molto più precoce che in passato. Posto ciò, bisogna che i genitori, i direttori dei collegi e le direttrici degli asili d’infanzia si persuadano che l’educazione religiosa e tutta l’odierna pedagogia cristiana devono prendere per base la Comunione. Se non si sviluppa al più presto nei piccoli la vita cristiana col farli partecipare alla grazia divina del Sacramento Eucaristico, si rischia di perderli completamente. Non si tratta, dunque, d’una questione di lana caprina, d’un anno più o meno, ma delle sorti di tutta l’educazione cristiana delle future generazioni. A otto anni e peggio a dieci e dodici è già troppo tardi per impedire che l’esempio funesto dell’ambiente familiare e sociale distrugga, nei ragazzi, ogni sentimento religioso e anche morale. Ora che si ha tanta cura dell’educazione fisica dei piccoli, è necessario che Vescovi, parroci, genitori e tutti quelli a cui è a cuore l’avvenire dei giovani, curino con pari zelo la loro educazione spirituale. (…)

Parte dispositiva del Decreto

(…) 14. -Il decreto «Quam singulari» ha dato il senso esatto e preciso delle formole “età della discrezione - uso della ragione”. Infatti, esso ripete la dottrina del Concilio Lateranese e del Concilio di Trento interpretandola autenticamente e chiaramente in guisa da precludere ogni adito a false ed arbitrarie interpretazioni. (…)

15. - L’interpretazione è autentica, ma come si é detto non nuova, giacchè venne data nel sec. XIII, da S. Tommaso d’Aquino che scrive: «Quando già i fanciulli incominciano ad avere un certo (aliqualem) uso della ragione così che possano concepire divozione di questo Sacramento, allora si può questo ad essi amministrare» (Summa theol. P.III, q.80, art.9 ad 6). Che cosa indicano, infatti, quelle parole incominciano ad avere un certo (aliqualem) uso della ragione, se non gli albori dell’uso della ragione? (…)

17. -«Oggidì, scrive il Card. Gennari, l’uso di ragione nei bimbi è assai precoce: tutti lo dicono. Fanciulli di appena tre o quattro anni, cinque al più, sanno assai ben ragionare e possono assai ben distinguere il pane comune dal Pane eucaristico. Si dice che d’ordinario la ragione si manifesta nei sette anni. In alcuni può darsi: ma in moltissimi ciò avviene assai prima, e solo per qualche rara eccezione dopo i sette anni. E’ questa dunque la età della discrezione bastevole al ricevimento della Santa Eucaristia».

18. - Chi ha un po’ di pratica coi bambini, specie di città, sottoscriverà pienamente, in particolar modo oggi, a queste parole del Dotto Porporato, non essendo rari gli esempi di bambini di ben tenera età, che distinguono le persone e le cose, domandano il perché, cioè la ragione dei fatti, raccontano quanto è loro accaduto, esprimono abbastanza bene i loro desideri, riconoscono di aver fatto il male, e ne domandano anche perdono. Che si desidera di più per ammettere in costoro l’inizio dell’uso della ragione e, quindi, riconoscere in essi l’obbligo di soddisfare, previa l’istruzione stabilita, al precetto della Comunione, della quale hanno non solo la conoscenza, ma anche bene spesso il desiderio?

19. - E si noti la dizione del testo: «Il bambino comincia a ragionare», non dice: pienamente ragiona; basta l’inizio dell’uso della ragione: come se uno dicesse: all’alba, all’aurora, al mattino, cioè al principio più o meno del giorno, non si deve intendere “mezzogiorno” cioè il pieno meriggio. (…)

25. - Si obbietta ancora: Le leggi della Chiesa, come viene disposto nel can. 12 del Codice di D. C., non obbligano i fedeli prima dei sette anni finiti. Dunque neppure la legge della Comunione pasquale.
Rispondiamo: Lo stesso Codice di D. C. nel citato canone, da cui è desunto il principio generale enunciato, fa questa riserva: «a meno che espressamente il diritto non disponga in altro modo»; Ebbene una tale riserva vien fatta espressamente per l’obbligo della Comunione; è disposto, cioè, che detto obbligo corra per i fanciulli prima dei sette anni, se siano all’inizio dell’uso della ragione ed abbiano, secondo la loro capacità, l’istruzione necessaria. (…)

Quale istruzione deve avere il fanciullo perchè possa e debba essere ammesso alla prima Comunione. (Decr. nn II e III)

(…) 27. - Ecco, dunque, che cosa la Chiesa esige dai bambini nei primi albori dell’uso della ragione per essere ammessi alla prima Comunione: la nozione di Dio creatore, rimuneratore dei buoni e punitore dei cattivi; il mistero dell’unità e trinità di Dio; il mistero dell’incarnazione e morte del Salvatore; la distinzione del Pane eucaristico dal pane materiale; e tutto per quel che lo consentano le forze della loro intelligenza.

28. - E molto sapientemente la Chiesa non esige che questo; (…) perché se i fanciulli nella detta età dovessero imparare il catechismo ordinario, rimarrebbe frustrato il fine propostosi dalla Chiesa. Essi dovrebbero impiegare uno o più anni per imparare il detto catechismo e quindi bisognerebbe rinviare di uno o più anni l’obbligo grave della Comunione a scapito della legge, la cui inosservanza importa peccato mortale. (…)

Su chi ricade l’obbligo del precetto della Confessione e Comunione che riguarda i fanciulli e a chi appartiene il diritto di ammetterli alla prima Comunione. (Decr. n. IV)

(…) 44. - I genitori poi, specialmente le madri, alle quali i padri lasciano ordinariamente siffatta cura, si persuadano che il ritardare anche d’un anno la prima Comunione del figlio, oltre all’inosservanza grave della legge, importa un non minore pericolo, cioè che quel loro figliuoletto, dati i tristissimi tempi in cui viviamo, gl’incentivi al male, e, ai dì nostri, la precocità di sviluppo delle intelligenze, come si è detto di sopra, perda il maggior dono di Dio, cioè l’innocenza, e satana entri nel suo cuore prima di Gesù Cristo. Si mediti bene questo giudizio di S. Giovanni Crisostomo: «I fanciulli, una volta presi dalla malizia, quasi ridotti in schiavitù, vanno dove il diavolo vuole» (Hom. 19 en Gen).

45. - E’ doloroso dirlo, ma in occasione di prime Comunioni molti tra i fanciulli di dieci, nove e otto anni, se non capitano in un confessore oculato, pratico e prudente, si comunicano sacrilegamente, perché tacciono per vergogna, facilmente spiegabile in quella debole e perciò timida età, il peccato!

46. - Ma il bambino non capisce, ci dirà subito quella madre. Noi le rispondiamo: Che meraviglia se il bambino non capisca i misteri dell’Unità e Trinità di Dio, dell’Incarnazione, dell’Eucaristia, se non li capite voi, brava donna, se non li capiamo noi, se non li capisce il Papa! I misteri sono verità di ordine soprannaturale, e si credono sulla parola infallibile di Dio, che ce li ha rivelati, e, se si potessero capire, non sarebbero più tali. Ma forse aspettando un anno o due, il vostro bambino li capirà? Mai più! Basti la fede, basti l’innocenza! E poi rifletta quella mamma che, rimanendo nella pervicacia di non permettere la Comunione al bambino, se non la scusa un’ignoranza invincibile, non vi è confessore che possa assolverla.

47. - In queste materie, viva Dio, non bisogna essere, come suol dirsi, più cattolici del Papa, benché ai nostri vi sia il triste andazzo di farla da più del Papa, persino fra i laici! La Chiesa vuol dare l’Eucaristia ai piccoli all’inizio dell’uso della ragione: che male c’è?

48. - Ma il mio bambino è cattivo! (…) L’Eucaristia non è solo cibo che ci fa crescere, ci ristora, ci diletta, ripara le perdite dell’anima nostra, ma è anche l’antidoto con cui siamo liberati dalle colpe quotidiane e preservati dai peccati mortali, come insegna il Concilio di Trento. E’ cattivo? Si confessi bene, faccia bene la prima Comunione, continui a comunicarsi bene, almeno le domeniche e le feste di precetto, come deve essere cura dei genitori ed educatori, e si vedrà subito che egli diventa buono, ubbidiente, rispettoso e devoto. Contro la cosiddetta delinquenza precoce dei minorenni non c’è rimedio più efficace ed infallibile della Santa Comunione. E’ questa la prova sensibile ed irrefragabile della presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia.

49. - I bambini sono leggeri! «Sì, risponde Mons. De Segur, ma sono buoni ed affettuosi e al loro bisogno di amare si deve dare il vero alimento. Bisogna far loro amare Gesù Cristo, e per questo è necessario di metterli spesso in un intimo rapporto con Lui. I loro difetti, per quanto reali, hanno poca consistenza, e la pietà impedirà che diventino vizi». Riflettano bene certe madri su queste parole, specialmente trattandosi di bambine, e si studino di dar loro per tempo il vero alimento del cuore, Gesù Cristo, invece di fomentare in loro la vanità con mode spesso invereconde e divertimenti nei quali è per lo meno in pericolo la loro innocenza! (…)

53. - Tralasciamo per brevità altre futili obbiezioni; osserviamo soltanto che la S.C. dei sacramenti alle molte difficoltà fatte circa questo Decreto, rispose sempre non tenendone conto, cioè: Ponatur in archivio, e la ragione sta nell’evidenza delle disposizioni del decreto, che non ammette ragioni in contrario. (…)

Conclusione - Il S. Padre Pio XI e l’osservanza del decreto

77. - Come conclusione del nostro modesto lavoro ci piace di riferire l’augusto pensiero della Santità di Nostro Signore Pio Papa XI sulla prima Comunione dei bambini. Ci consta in modo indubitabile che Sua Santità, nell’inviare l’anno scorso l’E.mo Card. Boggiani in qualità di Legato al Congresso Eucaristico Nazionale di Bologna, ebbe a manifestargli il proprio rammarico perché il Decreto della prima Comunione dei bambini non era ancora ovunque integralmente osservato: e l’autorizzò nel tempo stesso a dichiarare, nel detto Congresso, essere sua ferma intenzione e volontà che si desse a questo Decreto piena ed intera esecuzione. (…)

79. - Infine Sua Santità si è degnata di fare anche uno splendido commento del decreto di cui trattiamo, distribuendo, il 19 luglio dell’anno corrente 1928 con le sue sante e auguste Mani, nella Basilica Vaticana, alla presenza delle diecimila congressiste dell’U.F.C.I. a tre bambine sessenni la prima e indimenticabile Comunione! Commento splendido e ammonimento solenne ed autorevolissimo ai pastori di anime, ai genitori e a quanti hanno la responsabilità delle prime Comunioni!

80. – (…) Quanto gradirebbe, ne siam certi, il S.Padre, se i Vescovi, i parroci e i genitori concentrassero i loro sforzi allo scopo di dare, nell’imminente anno giubilare, piena ed intiera esecuzione al Decreto di Pio X ammettendo i bambini tutti, giunti all’uso della ragione e sufficientemente istruiti, alla prima Comunione da offrirsi a Dio per la conservazione di Sua Santità e secondo le sue intenzioni! (…) Lavoriamo concordi a questo nobile, santo e urgentissimo scopo e noi avremo non solo dato gloria a Dio e reso un degno omaggio al suo Vicario in terra, ma avrema anche bene meritato della salvezza delle più belle e care speranze della Chiesa, della famiglia e della Patria.

<< Commentario del Card. Gennari

   

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